martedì 26 gennaio 2010

Vi prego, datemi qualcosa in cui credere

Qualunque cosa, anche se è immorale o disumana.



Ieri sera The departed ha messo ko tutta la famiglia. La pubblicità della mediaset ci ha lentamente dilaniati tutti, così appena hanno visto i titoli di coda i miei genitori si sono trascinati a letto.
Io invece sono rimasta davanti alla tv, e dopo essermi assicurata almeno un mesetto di notti insonni guardando lo speciale morbosissimo sulla ragazza tenuta prigioniera da un pazzoide per otto anni, ho pensato bene di rivedermi un vecchio concerto dei Noir Désir, scaricato chissà quando, perché ultimamente mi sento molto molto "In the mood". Anzi, direi che mi ci sto chiudendo. Di nuovo.

Arrivata alla canzone di cui sopra, è scattato il piantino liberatorio. Perché sono passati tanti anni, perché mi sento vecchia, perché sento che le cose non mi fanno più l'effetto che mi facevano a 12 anni.
Perché in fondo è vero che non credo più a niente e a nessuno, non è solo un atteggiamento.

Ho pianto anche perché mi sono resa conto di essere stata una stupida ragazzina, in passato. Una di quelle che si prende una cotta per una celebrità, e la idealizza al punto di attribuirle caratteristiche superiori che nessun essere umano può possedere.
Solo che io non avevo scelto Francesto Totti, o uno qualsiasi dei Backstreet Boys, o Leonardo Di Caprio (che all'epoca andava via come il pane).
Avevo scelto Bertrand Cantat, un cantante francese impegnato che in Italia conoscevamo davvero in pochi.
Uno con l'aria da bohemien (la stampa anni dopo scriverà 'bello e dannato'. Ma andate al diavolo), uno fermo e deciso sulla sua scelta di non far parte dei meccanismi disgustosi delle grandi case discografiche, uno che cantava canzoni complicate e quasi sessantottine, che io capivo pochino. E non era solo una questione di lingua.
Uno che era sì fico, ma che aveva talmente tante altre qualità che quasi te ne dimenticavi.

Stop. Perché uno così si permette di tradire l'immagine che noi fan ci siamo fatti di lui? C'era qualcosa che non quadrava, perché il 'mio' Bertrand non avrebbe mai piacchiato una donna, e tanto meno fino ad ammazzarla.
Il 'mio' Bertrand era uno spirito libero, non un borghesuccio geloso, non un fidanzato-padrone.

Lezione da imparare. Le canzoni sono migliori di chi le fa. E io quelle dei Noir Désir le amo sempre.

Forse la verità è che Bertrand non c'entrava nemmeno con il mio pianto di ieri. Forse, semplicemente, sento la mancanza di quegli anni, che comunque restano strettamente legati alla sua voce roca che mi accompagnava allora.
E allora mi pare impossibile. Impossibile che ci sia stato un tempo in cui credevo alle cose così intensamente. Mi pare impossibile che dieci anni fa o giù di lì sono stata una ragazzina così stupida.

Che comunque è sempre meglio di una ventenne che scrive una cazzata melensa del genere sul suo blog.

3 commenti:

  1. leggo questo post e mi sento vecchia... quando è successo ero già "grande", almeno grande abbastanza da avere smesso gli idoli da un po'. però cantat e i noir désir mi piacevano. cupi quanto basta, "esotici" quanto basta, e per di più francesi! era il periodo che con una mia amica eravamo in fissa con tutto ciò che era francese. non ti dico quanti film francofoni ci siamo sciroppate all'epoca: alcuni veramente belli, altri vere e proprie ciofeche, bastava che ci fosse la francia di mezzo.
    però la notizia di marie trintignant in coma, e poi la sua morte, mi scioccò letteralmente.
    si sanno tante cose sgradevoli a scavare nelle vite dei personaggi famosi (principalmente, credo, perché più facilmente rintracciabili rispetto alla gente comune) ma non ricordo di essermi imbattuta in niente di così duro, devastante. da allora non sono più riuscita ad ascoltare niente di questo gruppo.

    tutto questo per dirti che c'è sempre qualcosa di peggio di una ventenne che scrive melenso sul blog. una più che trentenne in pieno amarcord, ad esempio.

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  2. ahah :D Grazie, Mari :) Anche se in fondo in fondo non penso ci sia qualcosa di male nel darsi all'amarcord, né alla mia né alla tua età.
    Solo, mi piacerebbe tornare a sentirmi come mi sentivo qualche anno fa, quando tutto aveva un po' più senso. Non riesco a spiegarlo bene, ma è come se a vent'anni (diciamo pure 21, ormai) mi avessero assalito tutte le angoscie adolescenziali che non mi avevano neanche sfiorato quando sarebbe stato il momento.
    E lo ammetto, i Noir Désir c'entrano ben poco, con questo. Ma la loro musica non può che riportarmi a un certo periodo 'spensierato' della mia vita.

    Il trauma per il fattaccio di Bertrand ormai l'ho abbastanza superato. Dico abbastanza, perché anche se so che è sbagliato giudicare un gruppo dalle vicende personali, una parte di me non riesce a farne a meno.

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  3. ristruttura il tuo ego con l'irrazionalita'.
    è l'unica via che non prende mai nessuno.perche' quello di cui parli è il frutto di una razionalita' estrema

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