giovedì 31 dicembre 2009

Senza un copione è difficile arrivare a fine giornata.

E non ci sono abituata. Negli ultimi quattro anni me ne sono costantemente andata in giro con calleulare/chiavidicasa/portafoglio e copione, da sfogliare e leggiucchiare nei momenti più impensati: in bagno, sull'autobus, in piedi mentre aspetto la pizza.
Anzi, copioni. Quello della scuola teatro e quello della compagnia. E mi lamentavo pure, perché ero costretta a ripassare continuamente due parti differenti, oltre che a dividermi tra lavoro e scuola.

Ho lasciato la scuola di teatro due mesi fa, perché era diventata invivibile causa rompicoglioni alla quale era stato delegato troppo potere.
Vale a dire una che fino a due anni prima era stata un'allieva della scuola, e manco delle più brillanti o simpatiche, bensì di quelle contorte, quelle che durante un'improvvisazione in cui tu sei una carota e lei è un pomodoro hanno il coraggio di dire: "Che cosa voglio trasmettere al pubblico con la mia interpretazione?". Quelle che hanno sacrificato il lato divertente e bambinesco della recitazione a favore di una morbosa ossessione verso il lato "sacro" del teatro, cosa lodevole da parte di Laurence Olivier, ma un po' fuori luogo in un misero corso di provincia.

Una di quelle persone che appena vedono un po' di potere cominciano a trattarti non dico come una merda, ma quasi. Parrebbe una cosa piuttosto triste, se solo non fosse così patetica.
E allora, dopo anni d'amore, ho mandato a fanculo la scuola, lei e il suo piccolo e squallido regno del terrore per abbracciare la causa della compagnia di teatro del mio paese.

E ora sono senza copione, e non so starci. Sono senza copione perché la persona che si occupa della stesura di quest'ultimo ha avuto degli impegni e quindi non si ricomincerà a lavorare prima di marzo, o almeno così dicono.
Voi siete matti. Ma chi li regge altri tre mesi così? Datemi qualcosa da imparare a memoria e da recitare, per favore, qualunque cosa.

Mi accontento pure dell'etichetta del balsamo.

mercoledì 30 dicembre 2009

L'angolo del flashback

Mia zia mi rivelò che Babbo Natale non esisteva perché, cito testualmente:

"Ero stufa di vederti così eccitata e felice per la cosa."

Piove, governo ladro.

Ho i nervi che mi si portano in gloria da ben tre giorni, perché non smette più di piovere.
Non è che piova poi tantissimo, è più che altro una pioggerellina del cazzo, incessante ed insistente. E non smette mai.
Non mi concede manco un minuto di pausa per andare all'alimentari a prendere la merenda durante la pausa.
Inutile dirlo, ho i capelli che sono un casino... Cerco di andarmene in giro a testa alta sapendo di somigliare a Joey Ramone.

Ho pure un certo mal di stomaco. E una mandibola incastrata. E un occhio che mi pizzica. Che somma di dolori.

Mi sono svegliata con una piacevole (??) sorpresa, stamattina. Avevo deciso di spolverare per ben due motivi:
1. mia madre mi stava scassando oltre ogni dire;
2. un altro po' e sarebbe diventato l'habitat ideale per le pantegane.

Insomma, mi avvicino alla bacheca di legno appesa al muro, quella dove da ragazzina ho sistemato tutte le sorprese dell'ovetto kinder e che ho lasciato al suo posto più per pigrizia che per altro, e che ti trovo?
Nell'abitacolo (??) occupato dalla tartallegra col telefono (ma senza telefono, perché andò perso durante una rissa alle elementari) c'era tipo uno schifo nido di insetto. Un non so che color grigio scuro, con un foro grosso come una moneta da cinque centesimi (l'entrata?).
Io ho una paura fottuta di ogni insetto o essere simile. Ragni, farfalle, maggiolini, lucciole, Spiderman.
E allora non posso fare a meno di domandarmi che cazzo di nido sia quello. Non mi risulta che i ragni (che sono in pole position tra le mie fobie, esattamente tra quella per le malattie e quella per i germi, che possono sembrare la stessa fobia ma non lo sono) usino deporre le uova in luoghi del genere.

Ma, soprattutto, non posso fare a meno di domandarmi cosa cazzo si pulisca mia madre tutto il giorno. Ha sempre il piumino in mano, sta sempre a lustrare and lucidare and disinfettare, e poi non mi ispeziona mai la bacheca delle tartallegre?

martedì 29 dicembre 2009

L'inverno è antiestetico.

Stanno mandando in onda L'attimo fuggente. Ma che bello, potrei toccare la centesima visione. E invece no, tanto lo so a memoria.
Se lo sta vedendo mio padre, tanto gli ho già sputtanato bastardamente il finale. Il colpo di scena, intendo. Quando quello si spara.
Ma poi, chi se ne frega, a me stava pure sulle palle. Come mi stava sulle palle l'altro, quello patologicamente timido, non ricordo il nome.
Invece Nwanda (non sono affatto sicura che sia così) era assai fico come personaggio. Magari non era il personaggio più originale della storia del cinema.
Sicuramente era un bel po' stereotipato, con tutto quell'evidenziare continuamente la sua ficaggine e il suo essere ribelle. Però era simpatico. Cioè, uno che si fa prendere tipo a pagaiate nel sedere pur di non fare la spia deve per forza starti simpatico.

Oggi ho fatto i complimenti ad una donna per i suoi orecchini, e non ero minimamente sincera.
Ma siamo pari, lei mi ha fatto i complimenti per la recitazione senza avermi mai vista sul palco. Magari faccio schifo, che ne sai?

Il riscaldamento di casa mi fa venire il naso rosso. L'inverno è proprio antiestetico.